La ipertrofia prostatica benigna è una patologia molto frequente che si manifesta clinicamente già dopo i 40-50 anni e che può richiedere un intervento chirurgico qualora le terapie farmacologiche non abbiano consentito risultati positivi. Nel percorso diagnostico è indispensabile escludere la presenza di focolai di cellule tumorali.
E' facile intuire come un ingrossamento della prostata , che circonda e costituisce il primo tratto del canale uretrale, possa comportare un restringimento del canale uretrale stesso e quindi la comparsa di ovvi disturbi nella emissione delle urine dalla vescica all'esterno.
Dopo i 40 annidi età la prostata tende sempre ad ingrossarsi , sia pure senza alcuna infiammazione , e ciò può determinare la comparsa di disturbi del ritmo minzionale quanto mai precoci che inevitabilmente inficiano la qualità di vita per una maggior frequenza del mitto e talora anche urgenza ed impellenza di fronte ad uno stimolo che non si può inibire o controllare, e neppure prevenire adeguatamente.
Generalmente sono le prostate di maggior volume , di 60-150 grammi o più, a causare i disturbi minzionali per ostruzione del canale uretrale ,ma altre volte prostate anche relativamente piccole , esempio di soli 15-20 grammi , determinano elevata frequenza minzionale durante la notte per cui il paziente è costretto a svegliarsi e ad alzarsi ben 3-5 volte con evidente danno alla qualità del sonno che non è più ristoratore , e nel contempo durate le ore diurne la frequenza delle minzioni è decisamente elevata .
Si possono comunque avere situazioni di prostate molto ingrossate che consentono alla vescica di svuotarsi completamente e con discreta facilità, non comportando particolari disturbi al paziente che non avverte la necessità di mingere durante la notte mentre durante il giorno l' intervallo tra una minzione e la successiva è di ben 3-5 ore , e pertanto una situazione normale.
Quando occorre operare ?
Anzitutto è assolutamente indispensabile che tutti gli accertamenti diagnostici, consigliati dallo specialista urologo, abbiano escluso ragionevolmente la possibilità che sussistano focolai di cellule tumorali nella prostata ingrossata apparentemente benigna.
Per sintetizzare sarà necessario anzitutto la vista urologica con associata la importante esplorazione rettale , ma pure il PSA totale e nella frazione libera per valutare il rapporto o ratio libero/totale,
associando una ecografia transrettale ,oltre che renale e vescicale. Lo specialista urologo qualora ritenesse utile un approfondimento diagnostico potrà consigliare la valutazione del PHI o indice di salute prostatica, la elastosonografia prostatica per valutazione del grado di KPa, la Risonanza magnetica prostatica multiparametrica, e quindi nei casi sospetti una biopsia , mirata cognitiva o “fusion”.
Se le cure con farmaci non riescono a controllare la sintomatologia che invece appare ingravescente anno per anno , è bene prendere in considerazione la terapia chirurgica, valutando la età del paziente e quindi le possibili co-morbidità tipiche della età avanzata, come turbe cardiovascolari, diabete, broncopatie croniche, disturbi neuromuscolari ecc..
Ovviamente caso per caso verrà valutato dallo specialista consigliando la strategia di cura più idonea, ma volendo schematizzare possiamo dire , in linea di massima, che la chirurgia dell'ingrossamento benigno va presa in considerazione qualora si realizzano in linea di massima le seguenti situazioni singole e variamente associate tra di loro:
Quali sono le tecniche operatorie attualmente più idonee ?
Varie sono attualmente le tecniche chirurgiche ,soprattutto endoscopiche cioè attuate attraverso il normale canale uretrale ,con breve ricovero : laser olmio (HOLEP) ma pure laser tullio , resezione endoscopica (T.U.R) monopolare o bipolare, tutte tecniche in cui la specifica solida esperienza in questa patologia e pertanto la abilità dell'urologo operatore giocano un ruolo rilevante.
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