La chirurgia plastica è chirurgia riparativa - ricostruttiva e contemporaneamente anche estetica. Infatti a tale chirurgia plastica-estetica il paziente chiede anzitutto di correggere e modificare una parte anatomica del proprio corpo per ricondurla entro i confini di normalità “morfologica” cioè di aspetto esteriore che deve, oggi più che mai, collimare e coincidere con quello di “normalità estetica” secondo i canoni riconosciuti dai mass media. Ecco che il paziente chiede oggi alla chirurgia plastica-estetica applicata alla andrologia, cioè alla chirurgia
degli organi genitali esterni, di correggere una “malformazione” o un “difetto” per ottenere un quadro normale che risponda ai comuni attuali canoni estetici. E’ una chirurgia andrologica plastica, ricostruttiva e riparativa, ma pure una specifica chirurgia estetica perché deve provvedere a migliorare le caratteristiche morfologiche-funzionali del pene, lasciando meno cicatrici possibili o, ancora meglio, senza lasciare segni sulla pelle (prepuzio) o del glande.
Il “difetto” potrebbe essere anche minimo, ma per alcuni pazienti ciò scatena gravissimi problematiche psicologiche, col rifiuto della accettazione tale situazione, e conseguenti stati di depressione, aspettativa di impotenza, ansia di prestazione i o rifiuto di rapporti sessuali. Si parla in tal caso di dismorfopenofobia, percui il paziente attua un rifiuto della “presunta” patologia: è indispensabile in tali casi una consulenza psicosessuologica e alcuni casi, intervento di chirurgia plastica-estetica dell‘organo genitale esterno. Esempio tipico il pene “piccolo” o “corto”, o “presunto tale” dal paziente: magari è solo un pene “nascosto” da un eccesso di grasso pubico in pazienti anche di poco soprappeso, o ì magari è un pene di dimensioni “normali” per quello specifico paziente cioè confrontato con l‘altezza la corporatura del paziente stesso, ma il “confronto” con i compagni, in piscina, in palestra, o al mare scatena il sospetto, che poi diventa certezza nella testa del paziente, di averlo “troppo corto” o “troppo piccolo”. Benché le più antiche segnalazioni di interventi di chirurgia plastica risalgano al 3000 a.C. con interventi riparativi nel papiro di Edwin Smith, e successivamente in India nell‘800 a.C., è merito di un Italiano, Gaspare Tagliacozzi nel 1597, docente chirurgo alla Università di Bologna, la pubblicazione del famosissimo libro di tecnica chirurgica “De Curtorum Chirurgia per insitionem” che mette le basi alla moderna chirurgia ed estetica. La Scuola italiana andrologica e quella urologica hanno portato negli ultimi anni un grandissimo contributo allo sviluppo delle più moderne tecniche di chirurgia plastica estetica indirizzate specificatamente alla chirurgia dei genitali esterni maschili. Dal 1980, ma soprattutto negli ultimi dieci anni, gli urologi, i chirurghi plastici, gli andrologi hanno adottato le tecniche proprie della chirurgia plastica per la correzione dei “difetti” congeniti, o insorti dopo la nascita, del pene a carico dei suoi componenti (glande, corpo cavernoso, uretra, prepuzio), dello scroto e dei testicoli. Oggidì sempre più frequenti le richieste da parte di pazienti che oscillano da una età giovanissima a una età matura, per la correzione chirurgica plastica-estetica delle seguenti patologie a carico degli organi genitali esterni: fimosi, frenulo breve, pene giudicato eccessivamente corto o eccessivamente piccolo, pene deviato nel suo asse principale durante la erezione, pene “nascosto”, induratio penis plastica con pene storto, ipospadia ed eiaculazione precoce.
In età pediatrica, e già dai 6 mesi di vita, si effettuano correzioni plastiche - estetiche della ipospadia, che è una malformazione congenita per cui lo sbocco del meato uretrale non è alla estremità del glande, ma nella faccia inferiore del pene, generalmente associato a un incurvamento di tutto il pene verso il basso.
Nella eiaculazione precoce è possibile, in associazione a varie altre terapie, effettuare in alcuni casi la “desensibilizzazione del glande” con un intervento chirurgico effettuabile in anestesia locale e senza alcun ricovero. Presupposto fondamentale è sempre e comunque la grande esperienza del chirurgo operatore a cui affidarsi, che abbia una specifica continua competenza nelle patologie andrologiche e che abbia padronanza assoluta delle tecniche operatorie proprie della chirurgia plastica, della urologia, della chirurgia pediatrica e della andrologia.
Si è constatato che può essere di aiuto il cercare di diminuire la quantità di stimoli che partono dal glande , dal frenulo e dal prepuzio : in tal senso si sono registrati risultati soddisfacenti in alcuni pazienti utilizzando pomate anestetiche da applicare sul glande, frenulo e foglietto interno del prepuzio consigliando di detergere il pene dopo circa 15-20 minuti e prima di inizio del rapporto sessuale. Se il risultato è positivo e soddisfacente si consiglia di procedere lentamente ad una specie di disuassefazione riducendo progressivamente i tempi di applicazione dell'anestetico e ridudendone progressivamente anche le dosi di pomata utilizzata.
E' possibile anche , in casi del tutto selezionati e che non hanno avuto risposte terapeutiche soddisfacenti da tutte le terapie instaurate, utilizzare la neurotomia super selettiva descritta e proposta da Tullji che interrompe le fibre nervose sensitive ,più distali , che riguardano l'area attorno al frenulo prepuziale e zona balano-prepuziale . Può esser di ulteriore ausilio associare alla neurotomia di Tullji anche la postectomia parziale, limitata cioè al solo foglietto interno al fine di lasciare intatto il foglietto prepuziale esterno che ricopre il glande .
Vedi articolo: Fimosi
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