PRECISAZIONE: Quanto segue concerne intervista televisiva da parte di RAI DUE- “MEDICINA 33” di alcuni anni fa, per cui è evidente come la rapidissima evoluzione delle tecnologie più avanzate registrata in questi ultimi anni, abbia consentito la introduzione della videolaparoscopica Robotica (che oggi è la tecnica di prima scelta nella terapia chirurgica del tumore prostatico ) in una chirurgia mini-invasiva che permette in massima precisione la conservazione del collo vescicale e del “continuum vescico- uretrale prostatico ” (indicato appunto nell' 'articolo citato ) e dei nervi deputati alla erezione , in cui le lenti telescopiche o il microscopio frontale sono oggi sostituite totalmente e brillantemente dalla visione in 3D nella chirurgia mini-invasiva con ROBOT .
In data 28 dicembre 2009 RAIDUE ha trasmesso nella rubrica Medicina-33 un intervento chirurgico per tumore prostatico effettuato dal Prof. Roggia (vedi filmato Raidue).
L’intervento è stato realizzato con tecnica classica laparotomica a cielo aperto, ma col supporto, importantissimo, di microscopio operatore, che ha il vantaggio di fornire immagini nitide, luminose e precise, ma anche molto ingrandite del campo operatorio. Ciò consente l’uso di strumentazione apposita, molto fine e delicata, che permette la dissezione (cioè rimozione e distacco completo della prostata dalla vescica e dall’uretra sottostante) con estrema precisione, con tecnica quasi microscopica e la meno traumatica possibile. Tale precisione è utilissima per risparmiare il più possibile tutte quelle strutture anatomiche molto delicate e nobili, e tanto importanti, che sono alla base della continenza urinaria e dell’attività sessuale.
Due sono le tecniche chirurgiche che oggidì consentono ingrandimenti di immagini e pertanto una chirurgia di massima precisione: la tecnica robotica-laparoscopica e quella classica laparotomia coadiuvata però da microscopi operatori o lenti telescopiche chirurgiche di ultima generazione.
Molto recentemente infatti si è constatato come la microchirurgia possa trovare positiva applicazione clinica anche nella chirurgia radicale del tumore prostatico mediante utilizzo, nella tecnica classica “a cielo aperto”, di microscopi frontali autofocus e telescopi operatori, che consentono di amplificare in modo superlativo le immagini del campo operatorio, affinchè l’urologo possa disporre di una visione non solo ingrandita, ma pure nitida, luminosa, limpida ed eccellente dei più piccoli particolari anatomici. Solo così l’urologo può utilizzare strumentazione delicatissima per realizzare una tecnica pressoché microchirurgica e la meno traumatica possibile con il massimo rispetto delle complesse strutture sfinteriali, preposte alla continenza urinaria, e dei fascetti neuro-vascolari deputati all’attività sessuale, come i telespettatori hanno potuto constatare nella rubrica Medicina-33 di RAIDUE, che il giorno 28/12/09 ha trasmesso intervento chirurgico con microscopio effettuato dal Prof. Roggia.
Il rischio di possibili effetti collaterali all’intervento chirurgico per tumore prostatico sussiste con tutte le tecniche chirurgiche, sia “a cielo aperto” che mini-invasive “a cielo chiuso”. E’ certo che tali effetti collaterali negativi, che tanto preoccupano il paziente che teme inficiata la sua futura qualità di vita, sono decisamente meno frequenti quando l’Urologo può , durante l’intervento chirurgico, avere un ingrandimento ottimale delle immagini del campo operatorio per realizzare una chirurgia di massima precisione: ciò si realizza sia nella chirurgia robotica sia nella chirurgia classica con uso di microscopi/telescopi, che consentono l’uso di strumenti “da giorielliere”.
Va però segnalato subito al lettore che, per quanto concerne la guarigione dal tumore prostatico, tutte le tecniche chirurgiche (sia quelle mini- invasive sia quelle classiche) consentono, anche se non usufruiscono di sistemi di ingrandimento di immagini, gli stessi risultati oncologici, e pertanto guarigione totale nel 96-98% dei casi, ovviamente se il tumore è localizzato nell’organo e non diffuso a distanza.
Cioè, in altri termini, sono assolutamente sovrapponibili, dal lato strettamente oncologico (cioè guarigione dal tumore) tutte le tecniche operatorie, e non sussiste alcuna supremazia di una tecnica sull’altra. La differenza tra le tecniche varie operatorie è ben evidente, invece, quando si valuta la continenza delle urine e la persistente attività sessuale del paziente sottoposto ad asportazione del tumore prostatico: sotto questo profilo è evidente che le tecniche migliori, che assicurano cioè i migliori risultati, sono quelle che prevedono la possibilità di ingrandire adeguatamente la visione nel campo operatorio, come nella chirurgia robotica-laparoscopica e nella chirurgia classica con uso di microscopi e telescopi operatori, che consentono di utilizzare strumentazione microchirurgica.
E’ ovvio che la strumentazione tecnica è indispensabile, ma la “mano” dell’urologo che opera e cioè la sua solida e costante esperienza in questa delicatissima chirurgia, fa la differenza: il fattore “macchina” deve cioè essere supportato da un fattore “umano” di massima esperienza