Prof. Alberto Roggia

Raidue - “Medicina33” intervista al prof: Roggia: microscopi e telescopi chirurgici nella moderna cura del tumore prostatico.

PRECISAZIONE: Quanto segue concerne intervista televisiva da parte di RAI DUE- “MEDICINA  33”  di alcuni anni fa,  per cui è evidente come la  rapidissima evoluzione delle tecnologie più avanzate registrata in questi ultimi anni,  abbia consentito la introduzione della videolaparoscopica Robotica (che oggi è la tecnica di prima scelta  nella terapia chirurgica del tumore prostatico )  in una chirurgia mini-invasiva che permette in massima precisione la conservazione  del collo vescicale e del “continuum vescico- uretrale prostatico ” (indicato appunto nell' 'articolo citato ) e dei nervi deputati alla erezione , in cui le lenti telescopiche o il microscopio frontale sono oggi sostituite totalmente e brillantemente dalla visione in 3D nella chirurgia mini-invasiva con ROBOT .

Chirurgia effettuata mediante uso di microscopi e telescopi operatori significa chirurgia di massima precisione per assicurare al paziente non solo la guarigione completa del tumore (nel 96-98% dei casi, se la neoplasia è localizzata
intracapsulare), ma pure per garantire al paziente stesso la miglior qualità di vita futura, riferita soprattutto alla continenza delle urine e al mantenimento dell’attività sessuale.
La rimozione completa e totale della prostata affetta da uno o più focolai tumorali maligni, nota come prostatectomia radicale, consente, qualora il tumore sia ancora “localizzato” e non metastatizzato, guarigione totale e permanente nel 96-98% deicasi.

L’intervento chirurgico può essere effettuato con varie tecniche,rappresentate dalla chirurgia definita “a cielo aperto” nota come “classica-tradizionale”, che prevede incisione con bisturi sull’addome o sull’area sotto-scrotale perineale oppure dalla chirurgia “mini-invasiva” robotica- laparoscopica definita “a cielo chiuso” con piccoli fori sull’addome (con piccoli fori sull’addome).
Le più importanti Società Scientifiche Urologiche Internazionali sono concordi nell’affermare che, allo stato attuale, tutte le tecniche chirurgiche, sia “a cielo aperto” sia “mini-invasive robotiche” assicurano al paziente identiche possibilità di guarigione totale nel 96-98% dei casi, per cui come risultatostrettamente “oncologico”, tutte le strategie e tecniche chirurgiche sopracitate sono assolutamente sovrapponibili e non sussiste alcuna superiorità di una tecnica sulle altre. E’ evidente a tutti, il ruolo fondamentale, come in tutti gli interventi chirurgici, dell’esperienza e abilità dell’urologo operatore soprattutto in questa chirurgia che richiede la massima precisione e delicatezza su formazioni anatomiche importantissime come gli sfinteri della continenza urinaria e i nervi della erezione. Ne deriva che l’urologo deve avere una solida e lunga esperienza, maturata dopo anni di lavoro in sala operatoria e soprattutto deve conoscere le tecniche microchirurgiche e deve dedicarsi a tale delicata chirurgia in modo costante, effettuando cioè molti interventi di questo tipo ogni anno, per cui tale tecnica diventi di routine e non sia un’intervento chirurgico occasionale.
La strumentazione chirurgica è certamente indispensabile, ma la “mano” del chirurgo urologo gioca un ruolo del tutto fondamentale.

Per quanto concerne invece la qualità di vita del paziente sottoposto alla chirurgia radicale del tumore prostatico, è purtroppo sempre possibile, anche se con bassa incidenza, sia la incontinenza urinaria, che si presenta come perdita costante delle urine in quantità più o meno rilevante, sia pure il deficit erettile sessuale. Tali inconvenienti sono sempre possibili con tutte le tecniche chirurgiche sopracitate, tanto mini-invasive robotiche, che classiche “a cielo aperto”. Evidente la massima preoccupazione da parte del paziente, che, di fronte ad una biopsia con diagnosi di tumore prostatico, si sente proporre una chirurgia radicale che gli garantisce certamente una altissima probabilità di guarigione totale e definitiva, ma che non può nel contempo assicurargli la perfetta continenza delle urine o il mantenimento della sua vita sessuale, per cui teme inficiata la sua futura qualità di vita.

L’occhio umano non è in grado di ingrandire le immagini, né di zoomare, per cui è ovvio quanto sia utile all’Urologo poter disporre di sistemi di ingrandimento e amplificazione di immagini, per una visione ingrandita, ma pure nitidissima, cristallina, luminosa e limpida, delle più piccole strutture anatomiche, chenello specifico di questa chirurgia prostatica, sono quanto mai “nobili” e importanti perché alla base della continenza urinaria e dell’attività sessuale del paziente.

Amplificare e ingrandire le immagini del campo operatorio consente una visione eccezionale e superlativa sia dell’apparato sfinteriale preposto alla continenza delle urine sia dei fascetti vascolo-nervosi deputati all’erezione. Solo così è consentito all’Urologo di utilizzare strumentazione chirurgica quanto mai fine, nota anche come strumentazione “da gioielliere” o microchirurgica, presupposto indispensabile per poter realizzare una chirurgia di altissima precisione, “delicata” perché rispettosa delle più piccole strutture anatomiche, una chirurgia che nei tempi operatori più importanti comporta il massimo rispetto delle più piccole strutture anatomiche (per cui è tecnica chirurgica definibile quasi microchirurgica perché è la meno traumatica possibile ). E tale precisione, possibile conmicroscopio o telescopio, consente di ridurre al minimo la possibilità di una persistente incontinenza urinaria, che tanto penalizzerebbe la vita del paziente.

In pratica una sensibile e drastica riduzione della presenza degli effetti negativi dell’intervento (incontinenza urinaria e impotenza) è registrata da quando sono state adottate queste metodiche di ingrandimento ottimale del campo operatorio, per una chirurgia sempre più precisa: ciò avviene sia nella chirurgia prostatica “robotica” sia nella tecnica classica coadiuvata però da sofisticati e moderni microscopi/telescopi chirurgici, che consentono di effettuare una tecnica di alta precisione, col massimo rispetto delle strutture complesse sfinteri ali della continenza urinaria e dei sottilissimi fascetti neuro-vascolari dell’erezione.

Per quanto concerne il deficit sessuale o la impotenza totale erettile il problema è estremamente più complesso e variamente articolato. Senza dubbio è spesso un effetto negativo collaterale della chirurgia radicale, ed in tal senso la
microchirurgia mediante microscopi/telescopi in corso di intervento classico radicale può contribuire a ridurre sensibilmente la sua frequenza, ma il paziente deve essere consapevole (ed in tal senso viene sempre reso edotto dallo
Specialista Urologo) che nel deficit erettile sessuale intervengono moltissimi altri fattori favorenti eziopatogenetici,che possono nettamente e bruscamente peggiorare il processo erettile dopo l’asportazione radicale della prostata tumorale: fumo, diabete, ipertensione arteriosa, aumento colesterolo/trigliceridi, fibrosi dei corpi cavernosi, induratio penis plastica, età, alcol, etc…
La prostatectomia classica radicale con amplificazione di immagini realizzata con uso di telescopio chirurgico e con microscopio autofocus frontale è tecnica innovativa di recente introduzione,ed è stata oggetto di attenzione da parte della Redazione del rubrica Medicina-33 di RAIDUE, diretta dal Dott. Luciano Onder, che ha registrato e trasmesso a dicembre 2009, un intervento chirurgico di prostatectomia radicale effettuata dal Prof. Alberto Roggia, Direttore dell’U.O. di Urologia e del Centro Specializzato di Chirurgia della Prostata dell’Ospedale di Gallarate. (Vedi filmato RAI 2 Medicina 33) e vedi articolo "Tumore alla prostata: nuova tecnica chirurgica per la conservazione dello sfintere interno effettuata mediante varianti e modifiche introdotte dal Prof Roggia"